Il delivery ai tempi della pandemia
Per forza di cose, durante la quarantena obbligatoria a cui siamo stati costretti nei mesi di marzo ed aprile, l’unica maniera di servirsi dei servizi di ristorazione è stata quella di affidarsi al food delivery.
Non è una pratica nuova, la consegna a domicilio delle pizzeria ha una storia ormai decennale, e già da qualche hanno si sono affacciati sul mercato del delivery grandi e piccole catene di fast food.
Storia ancora più recente, la nascita di piattaforme come Just Eat e Glovo, hanno raccolto al proprio interno ristoranti giapponesi, fast food, pizzerie e paninerie, ma anche ristoranti di stampo classico.
Niente di nuovo quindi, perchè l’obbligatorietà dell’asporto dovrebbe incidere su una pratica in uso ed in fase di sviluppo? Semplice, perchè per moltissime attività, la consegna a domicilio non è sostenibile economicamente, e per quasi nessuno, ecologicamente.
Street food, e non
Per un fast food, il cui margine di guadagno rimane più o meno inalterato consegnando i principali ( ed unici ) prodotti alimentari come panino, bibita e patatine, all’interno dello stesso packaging che viene utilizzato anche per servire i clienti che si siedono, il delivery è un ramo della stessa attività, una prosecuzione di un servizio di street food, che può essere consumato sul posto, appena fuori dal locale, o a casa.
Stessa cosa per una pizzeria con pochi posti a sedere, se è congegnata per essere meramente un posto di produzione , consegna e asporto, non punta sui servizi collaterali della ristorazione quali bibite, antipasti, secondi, contorni, come fa invece un ristorante classico.
Un ristorante che conta tra le sue spese l’affitto di un locale più o meno grande, con coperti, personale di sala, differenziazione del menù, selezione di vini, di dolci, e di tutto quello che accompagna la portata principale che può essere o non essere un guadagno, ritrovarsi a consegnare piatti di pasta può rivelarsi fatale per la propria economia, soprattutto se ci si deve reinventare un packaging di contenimento per le vivande, magari personalizzato, magari ecologico, che occupa spazio, che è poco pratico per delle pietanze che andrebbero consumate sul posto.
Il delivery non è per tutti
Se è già vero che una pizza od un panino sono molto più buoni appena sfornati, ma ci si può passare sopra se si deve consumare la pietanza davanti ad una partita, o se non si ha proprio voglia di uscire, è quasi inaccettabile consumare uno dei tanti piatti della tradizione italiana che certo non sopravvivono alla prova del tempo di consegna, che realisticamente supererà l’accettabile lasso di tempo che passa da un ottimo piatto appena sfornato, ad una pietanza tiepida, asciutta, o essiccata.
Non siamo tutti critici di cucina ( non lo siamo? ) ma sfido chiunque a trovare gradevole una bistecca ai ferri dopo una mezz’ora che ha abbandonato i carboni ardenti, o a trovare cremosa una cacio e pepe dopo un viaggio che ha attraversato mezza città in motorino.
Ecosostenibilità
Se è vero che al contrario dei contenitori per la pizza, una misura standard universalmente usata, con centinaia di aziende produttrici che si fanno concorrenza da anni, composti esclusivamente di cartone, magari non riciclabili perchè sporchi di cibo, ma pur sempre di basso impatto ambientale poichè composti di cellulosa, non si può dire la stessa cosa dei contenitori per cibi cremosi o liquidi.
Non esiste cartone che tenga i liquidi caldi, si dovrà quindi ricorrera alla plastica, che andrà a contenere ogni singola pietanza uscita dal ristoratore di turno, con impatti economici ed ambientali non sostenibili nè dal ristoratore, nè dall’ambiente.
Ci sono certo dei contenitori di bioplastica compostabile per contenere gli alimenti, ma è ingenuo pensare che fino a che non si avrà l’obbligatorietà di utilizzo, o quantomeno la parità di costo con quelli di plastica non saranno certo la scelta primaria dei ristoratori.
Non è un paese per delivery
Per tutti questi motivi, economici e non, è impensabile, soprattutto in un paese con una cultura culinaria come il nostro, dove la degustazione di cibo è un’esperienza, spesso da abbinare con una altrettanto raffinata scelta di vini o birre da accompagnare alla pietanza, pensare che il food delivery si allontani di troppo dal regno dello street food, se non come una piccola estensione più che altro pubblicitaria della ristorazione classica.